Dossena

CHIESA PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Architettura: sec. XVIII con preesistenze del sec. XVI. Dipinti: due polittici di Francesco Rizzo da Santa Croce, prima metà sec. XVI; Decollazione del Battista di Paolo Veronese, seconda metà del sec. XVI; tele di Paolo Fiammingo (1594), Nicolas Renier e figlia (1635), C. Ceresa (metà sec. XVII), G. Segala (inizi sec. XVIII).

La chiesa di Dossena è al centro del paese, in posizione dominante, con un bel sagrato antistante; è una eccezionale testimonianza dell’importanza di questo paese nei secoli passati, quando, prima della costruzione della via Priula, costituiva una tappa obbligata della via Mercatorum. Da questa chiesa arcipresbiterale dipendevano tutte le chiese della valle, i cui abitanti dovevano venire qua per battezzare i loro figli (di qui la dedicazione a San Giovanni Battista). Le numerose opere d’arte ancora presenti nella chiesa testimoniano l’attaccamento e la devozione dei suoi abitanti, che, attraverso varie confraternite o privatamente, commissionavano i dipinti da Venezia.

L’edificio . La costruzione attuale risale agli inizi del ‘700, quando si intervenne, con ampliamenti proseguiti nel corso dell’800, fino a raggiungere l’aspetto attuale. Delle primitive chiese medievali non è rimasta traccia, mentre nel restauro degli anni ’70 si è cercato di recuperare sulla facciata e sul fianco segni dell’antica chiesa cinquecentesca, quali parti di muratura a bugnato rustico, una piccola finestra con capitello a sinistra e la semiarcata che fiancheggia il portale maggiore. A sinistra della facciata un edificio porticato, il Portico dei Morti, così chiamato per essere stato l’antico cimitero: è una ricostruzione del ‘600 che presenta una linearità e una leggerezza ancora rinascimentali. L’interno ha la caratteristica struttura barocca ad aula unica con cupola, ampio presbiterio e profonde cappelle laterali.

I dipinti. Si può affermare, senza ombra di dubbio, che la chiesa di Dossena è la più ricca di opere d’arte di tutta la valle. Nella cappella maggiore troviamo un polittico attribuito a Francesco Rizzo di Bernardo, pittore originario di Santa Croce e attivo nella provincia bergamasca nella prima metà del ‘500; purtroppo la tavola centrale con il Battesimo di Cristo è deturpata da una caduta di colore dovuta al movimento delle tavole lignee sottostanti; l’opera, pur manifestando i caratteri tipici delle botteghe locali (ingenuità e adesione all’iconografia della tradizione), è considerata una delle più belle uscite dalla bottega di Santa Croce per la delicatezza dell’incarnato di Cristo, la nobiltà del suo viso e di quello del Battista. Nella stessa cappella si trova la tela con Lo sbarco di Sant’Orsola a Colonia, opera già attribuita addirittura a Rubens, ma oggi attribuita al fiammingo noto in Italia col nome di Paolo Fiammingo, che ha lavorato a Venezia nella bottega del Tintoretto: in questo episodio che, precede il Martirio della Santa, le figure procedono ondeggiando come in una deliziosa fiaba. Seguono altri due dipinti con l’Ultima cena e l’Orazione nell’orto, attribuiti anch’essi ad un fiammingo, Nicolas Renier o (cosa assai rara) alla figlia Clorinda: le parti più notevoli sono i ritratti dei committenti, quasi “fotografie” d’epoca per l’acuto realismo dei visi. Le altre tele della cappella sono opere secentesche di Antonio Ridolfi.

Il polittico attribuito a Francesco Rizzo con il battesimo di Cristo e i santi Caterina, Margherita, Paolo e Pietro

Nella parete della controfacciata segnaliamo San Zaccaria e Santa Elisabetta del Ceresa, probabilmente autore anche del San Francesco d’Assisi e San Carlo Borromeo, collocati nella cappella del Battistero: sono evidenti i tratti caratteristici del pittore brembano per le belle figure plastiche che emergono dal fondo neutro e per gli effetti di luce metafisica. Nella cappella del Rosario, la seconda a sinistra, è esposta l’opera più antica della chiesa: un polittico del 1515 attribuito a Francesco Rizzo di Bernardo da Santa Croce, con bella cornice originale, nove tavole e una scultura con la Madonna del Rosario aggiunta nel ‘600: un bel pezzo di pittura di bottega con tratti popolari (il profeta e la sibilla a fianco di Dio Padre sembrano delle caricature). Alle pareti della cappella 15 quadretti in cuoio dei Misteri del Rosario, inviati nel 1599 da due dossenesi emigrati a Venezia.

   Il polittico attribuito a Francesco Rizzo di Bernardo con al centro la scultura della Madonna del Rosario;
in alto Profeta, Padre eterno e Sibilla; sotto San Giovanni Evangelista e San Marco;
   in basso San Rocco e Sant’Antonio abate; nella predella gruppo di apostoli

Nella cappella di San Giuseppe da vedere il San Giovanni Evangelista con donatori di Giovanni Segala per l’originalità del taglio compositivo, in cui i committenti padre e figlio sembrano colti in un’istantanea del 1707. Altra sorpresa nella cappella dell’Addolorata, la terza a sinistra, la Madonna de los Remedios, copia di una tavola ritenuta miracolosa conservata nella cattedrale di Siviglia in Spagna e donata nel 1642 da un emigrato. Nella cappella di San Rocco un altro quadro di grande valore: San Rocco tra i santi Vito e Modesto, del 1575, recentemente attribuita a Luigi Benfatto, parente del Veronese; la tela è ricca di valori cromatici tipici della pittura veneziana del tardo ‘500, specialmente nella bella figura di San Rocco. L’opera più importante della chiesa si trova nella cappella di San Giovanni Battista: si tratta della Decollazione del Santo, concordemente attribuita a Paolo Veronese e giunta a Dossena nel 1575; qui sono presenti tutti i caratteri dello stile di uno dei più grandi pittori del ‘500: la bianca architettura palladiana che si staglia sul cielo azzurro, lo scorcio del banchetto profano sotto il porticato, i movimenti già manieristi delle figure in primo piano. L’arredo. Si noti la fonte battesimale del 1570. L’organo è un Bossi del 1849.

Decollazione di San Giovanni Battista di Paolo Veronese