San Pellegrino Terme

PARROCCHIALE DI SAN PELLEGRINO

Architettura: sec. XVIII con interventi successivi. Dipinti: tele di C. Ceresa, sec. XVII e di P. Longhi, sec. XVIII.

L’edificio. Sorge in cima a una bella scalinata la parrocchiale di San Pellegrino, dedicata al Santo vescovo e confessore, grande camminatore della fede, il cui culto risale al IX secolo. La facciata, dove colonne e lesene in pietra locale disegnano un ritmo classicheggiante, si presenta in doppio ordine, elegante e solenne. L’edificio, così come il campanile, è di costruzione settecentesca, con interventi ottocenteschi e restauri del ‘900. L’interno è assai imponente, di gusto tipicamente barocco, con matronei a balconcino che sembrano i palchi di un teatro; ha una vasta volta a botte e decorazioni a stucco.

Dipinti. Sull’altare maggiore il settecentesco Martirio di San Pellegrino, rara opera religiosa di Pietro Longhi, più noto per le sue scene di vita veneziana: la composizione ha eleganti movimenti diagonali e tipici scorci settecenteschi. Di Carlo Ceresa si noti sul primo altare a sinistra una bella tela barocca con Madonna e Santi, notevole per l’intensità dei gesti e degli sguardi, il contrasto chiaroscurale e la ricchezza compositiva. Al ‘500 risale invece, di fronte, la pala della Deposizione di scuola dei Santa Croce, bottega di pittori che prese il nome da questa frazione di San Pellegrino. Nella sagrestia e negli ambienti vicini troviamo opere del ‘500 e ‘700 tra cui si segnala una Madonna di Antonio Cifrondi, pittore di Clusone, tra i più richiesti dalla committenza religiosa tra fine ’600 e ‘700.

La scultura e l’arredo. Molto bello l’altare del Rosario, con intarsi di marmi policromi e lapislazzuli. Forse di Gabriele da Verona la seicentesca scultura della Madonna. Altri arredi di materiali pregiati sono la vasca battesimale e le acquasantiere barocche. Anche qui non mancano pregevoli pianete, calici, ostensori e crocifissi di varie epoche. L’organo è un Bossi del 1825.

TEMPIO DELLA VITTORIA

Architettura: opera di Luigi Angelini, 1921-23. Mosaici: sec XX.

L’edificio. Il tempio, dedicato ai caduti della prima guerra mondiale, è stato costruito sul sito di una chiesetta del ‘600 dedicata a San Carlo. Esso appare in posizione soprelevata, accentuata dalla scala antistante, in prossimità della strada provinciale, subito dopo la clinica Quarenghi per chi viene da Bergamo. Si tratta di piccolo tempio a croce greca, con alto tiburio e alta cupola; internamente la costruzione è coperta da volte a botte interamente rivestite di mosaici. Si tratta di un’opera di gusto eclettico che mescola la solidità e la plasticità del romanico, con una pianta e una decorazione di gusto bizantino e uno slancio della cupola ancora gotico: più che di un edificio si tratta di una grande scultura funebre improntata a criteri di monumentalità e di retorica commemorativa, sottolineata dalla posizione elevata dell’edificio (un piccolo Altare della Patria locale). Confrontata con gli edifici Liberty di San Pellegrino da’ il segno del cambiamento del gusto tra gli anni d’inizio secolo e gli anni ’20. Nella parte alta le sculture e la cupola hanno una stilizzazione vagamente Deco.

I mosaici. I mosaici dell’interno sono più tardi (1940) e imitano lo stile bizantino nel simbolismo e nell’intento didattico: la parte alta, racchiusa nel complesso della cupola, rappresenta episodi del Vecchio Testamento, riguardanti le guerre del popolo d’Israele; le volte rappresentano, in una sorta di parallelo, episodi della guerra del 1915-18 fino ad arrivare al 1940 là dove, nella volta sopra l’uscita, si rappresentano soldati schierati attorno all’aquila romana con il motto: ”le frontiere sono sacre – non si discutono – si difendono”.

FRAZIONE ALINO, CHIESA DI SAN BERNARDINO E SAN LINO

Architettura: sec. XV con integrazioni del sec. XVIII. Dipinti: affreschi di Giovanni di Averara, 1470 e 1478.

L’edificio. La chiesetta sorge alla periferia del borgo isolato nel magnifico paesaggio non deturpato da costruzioni moderne, nel quale si respira un’aria d’altri tempi. L’edificio è stato recentemente restaurato e si inserisce armonicamente nel complesso che comprende anche la casa parrocchiale sulla sinistra e un deposito sulla destra. La costruzione primitiva quattrocentesca è testimoniata dal portale a sesto acuto, dalle murature rustiche e dalla semplicità della struttura; di età barocca sono il prolungamento del presbiterio, la soprelevazione della facciata, la finestra, la decorazione interna e gli altri corpi di fabbrica annessi alla chiesa.

I dipinti. Nella piccola sacrestia si trova un dipinto assai interessante per il soggetto e l’autore: si tratta infatti di Giovanni di Averara, membro della nota bottega dei Baschenis, che ha qui firmato e datato un affresco con l’Albero del peccato, Adamo ed Eva (1478); al centro l’albero, a forma di ombrello con il serpente arrotolato sul tronco e la testa di donna, a sinistra Adamo che si tocca la gola (il noto “pomo d’Adamo”), a destra Eva che porge la mela; le figure hanno i tratti aggraziati e il chiaroscuro delicato dello stile gotico fiorito, anche se filtrato dalla schematismo della bottega locale: si noti comunque che, in questa data, è eccezionale in valle la presentazione di nudi integrali. In una stanza vicina alla chiesa, già utilizzata come scuola elementare si trova un altro affresco, datato 1470, probabilmente dello stesso autore: si tratta della presentazione di 5 santi, San Giovanni Battista, San Biagio Vescovo, Santa Maddalena, Santa Caterina e San Defendente; i Santi sono posti in una specie di porticato con colonne e archi, che nobilitano la presentazione dei personaggi, la cui rigidità è ingentilita dall’eleganza degli abiti e dalla grazia del movimento delle mani.

FRAZIONE SUSSIA ALTA, CHIESA DI SAN MICHELE

Partendo dalla Vetta di San Pellegrino, dopo circa un’ora di camminata si raggiunge il borgo di Sussia. Salendo una ripida scalinata raggiungiamo il sagrato della chiesetta di San Michele, in splendida posizione che domina la valle e sembra invitarci a una sosta in silenziosa meditazione.

L’edificio. Ha i caratteri semplici degli oratori di paese e, nella parte absidale, è inserito in un corpo di fabbrica originale ancora abitato; ha la facciata a capanna, una semplice finestra sopra il portale e due finestre con inferriate ai lati. All’interno le opere presenti sono modeste: due acquasantiere e un inginocchiatoio del ‘700, un’ancona con la Madonna del Rosario dell’‘800 e altri semplici elementi di arredo.

SENTIERO TRA VETTA E SUSSIA ALTA, CAPPELLA MADRERA

Dipinti: affreschi fine sec. XVIII.

L’edificio. Con un ripido sentiero che parte dalla Vetta in direzione di Sussia si raggiunge, in un quarto d’ora, il dosso con la cappella Madrera: una graziosa santella con un arco a tutto sesto e uno stretto ingresso tra due muretti, dove un tempo era possibile appoggiare la gerla senza fatica per una sosta di preghiera.

I dipinti. All’interno della cappella sono visibili dipinti datati 1793; essi rappresentano: la Madonna con bambino con un Santo Vescovo a destra e San Giovanni Battista a sinistra, mentre sulle pareti sono dipinte le figure di altri sei Santi, tra cui si riconoscono facilmente Sant’Antonio abate e San Sebastiano a sinistra e San Rocco e Santa Caterina sulla destra. Di difficile decifrazione la Santa a sinistra con una campanella in mano (?) e il Santo frate con sottile bastone sulla destra; sull’altare e sulle pareti ex voto a testimonianza delle grazie ricevute. La qualità dei dipinti è modesta, ma è interessante notare come alla fine del sec. XVIII il linguaggio usato e i Santi venerati sono gli stessi da quattro secoli.

La Madonna con bambino con un Santo Vescovo e San Giovanni Battista


FRAZIONE SANTA CROCE. LA PARROCCHIALE DELL’INVENZIONE DELLA CROCE

Il cuore di Santa Croce è rappresentato dalla chiesa parrocchiale dedicata all’Invenzione della Santa Croce, consacrata nel 1492 a seguito dell’autorizzazione a staccarsi dalla giurisdizione di quella di San Pellegrino. L’edificio, il cui aspetto esterno è quello neoclassico settecentesco tipico di molte chiese della Valle Brembana, è circondato da un piccolo sagrato con pavimentazione in pietra che prosegue con un porticato che conduce alla piazzetta del paese, sulla quale si affacciano anche la scuola dell’infanzia e la Casa del Fenicottero, destinata a ospitare donne vittime di violenza.

All’interno, la chiesa conserva alcuni affreschi risalenti al Quattrocento-Cinquecento che rappresentano il ciclo della passione attraverso scene realistiche e di tono popolare, mentre nell’abside accoglie una preziosa pala di Francesco Rizzo da Santacroce (1529), che raffigura la Madonna con il Bambino assisa in trono, incoronata da due angeli e circondata da San Rocco, Santa Apollonia, San Giovanni Battista e altri.

La pala di Rizzo da Santacroce