Piazza Brembana

PARROCCHIALE DI SAN MARTINO

Architettura: 1869-1873, preesistenze della chiesa del. sec. XV. Dipinti: polittico di Lattanzio da Rimini, 1503; due tele con i quattro evangelisti attribuite a C. Ceresa; tela di G. Lazzarini, 1706; tele con soggetti macabri. Arredo: arredi lignei e lapidei dei Fantoni; preziosi paramenti dal ‘500 all’’800

Questa chiesa è la parrocchiale di due comuni, Piazza Brembana e Lenna; sorta sotto la giurisdizione dell’antichissima pieve di Dossena, è stata la prima parrocchia dell’alta Valle Brembana.

L’edificio. Sorge in posizione elevata al centro del paese ben visibile anche a distanza; si nota la differenza di stile dalla maggioranza delle chiese brembane, infatti l’attuale costruzione è un rifacimento ottocentesco della originale chiesa quattrocentesca ad aula con arconi gotici, della quale restano testimonianze di murature con affreschi nel locale attiguo al campanile. E’ un edificio con pianta longitudinale a tre navate, con un monumentale portico sostenuto da volte ogivali; il campanile è frutto di un’elevazione moderna su una base del sec. XV. L’interno colpisce per la solennità e lo slancio gotico così diverso dalle chiese barocche bergamasche; da notare i capitelli, le cui decorazioni a rilievo sembrano preannunciare il decorativismo dello stile floreale.

I dipinti. Tra i molti dipinti presenti si segnalano i frammenti di affreschi della chiesa antica (Madonna e Santi, 1480), due tele con gli Evangelisti di Carlo Ceresa nel presbiterio, una tela attribuita a Gregorio Lazzarini con una bellissima Santa Caterina che intercede per le anime del Purgatorio, ma soprattutto il polittico di Lattanzio da Rimini, già sull’altare maggiore, e oggi collocato in posizione non felice, sulla parete sinistra del presbiterio; è un’opera fondamentale per delineare il linguaggio di questo artista, di cui si conoscono poche opere. Pur essendo tecnicamente un polittico, il dipinto ha un’impostazione spaziale unitaria, pienamente rinascimentale, il paesaggio è arioso, i colori sono limpidi come in una mattina di primavera, insomma si vede un linguaggio vicino al grande Giambellino, caposcuola della pittura veneziana. Al centro San Martino a cavallo, patrono della chiesa, dona il mantello al povero, sullo sfondo la chiesa ha la facciata dell’edificio quattrocentesco che la ospitava originariamente. Nella chiesa è conservata una serie di tele con soggetti “macabri”, esposte durante il Triduo dei Morti, che curiosamente mostrano scheletri intenti a svolgere lavori con la cazzuola, la falce o il bastone del pellegrino.

La scultura. Nell’abside bellissimo Crocifisso del ‘400, riportato allo stato originario da un restauro del 1988.

Sull’altare neogotico dedicato al Sacro Cuore di Gesù si trova una teca in cui è collocata la scultura del Cristo morto, opera probabilmente della bottega dei Fantoni: qui l’intensità del dolore, l’acuto realismo e il modellato assai mosso mostrano un linguaggio tipicamente barocco. Sempre della bottega dei Fantoni si veda la statua della Madonna del Rosario nell’omonimo altare neogotico.

L’arredo. L’altare principale, il paliotto e la balaustra sono un tripudio di marmi intarsiati. Il ciborio è capolavoro di intagli barocchi dove la struttura architettonica, una sorta di tempietto sostenuto da sei colonne, è nascosta da una miriade di rilievi e di sculture a tuttotondo; se ci avviciniamo notiamo altorilievi policromi con piccole e gustose scenografie che rappresentano storie del Vecchio testamento e del Vangelo, tra queste la formella sopra il tabernacolo rappresenta l’Ultima cena. Nel presbiterio c’è il banco dei parati ed un inginocchiatoio con due cariatidi, scolpiti da Andrea Fantoni nel 1715. Molto bello anche il pulpito, uscito dalla bottega dei Fantoni tra la fine ‘600 e gli inizi del ‘700, con figure di telamoni che sorreggono la parte architettonica ricca di intarsi. L’organo è un Serassi del 1801.

Paramenti sacri. Il patrimonio di questa chiesa eccelle anche per la ricchezza dei paramenti e degli arredi sacri, tra cui un prezioso parato di seta verde del ’500 con figure di Santi ricamate con filo d’oro. Candelieri, croci d’argento, turiboli, ostensori e carteglorie sono degni di un piccolo museo.

Il polittico di Lattanzio da Rimini